Il ponte di Castelfiorentino e una inedita provvisione del 1441

Il fiume Elsa nasce dalla Montagnola senese e percorre dal sud al nord parte della Toscana centrale. Raggiunge l’Arno tra Empoli e San Miniato e incontra nel lungo cammino belle colline con ville e casolari, ampie distese di campi e prati e isolate cittadine, già castelli che ebbero nel medioevo una loro storia collegata alla via Francigena-romana e alla via Volterrana.
Castelfiorentino, edificato a destra dell’Elsa, fu uno di questi centri e ebbe accesso agli itinerari e a altri distretti e comuni grazie un importante ponte sul fiume che, sebbene più volte fosse stato rovinato dalle piene, venne sempre ricostruito proprio per la sua utilità ai viaggiatori, romei o mercanti che fossero. Nel 1361 i lavori ebbero anche un lungo seguito di polemiche, di ricorsi e di controricorsi tra muratori, il comune di Firenze e un altro ‘attore’ importante: l’ospedale di Sant’Iacopo d’Altopascio. A Castelfiorentino infatti, giustamente per la sua posizione, si trovava una mansione dell’Ordine, cioè una casa di accoglienza e l’ente religioso aveva l’obbligo di mantenere lo stato del ponte.
E che le piene dell’Elsa fossero rovinose si può dedurre dal fatto che questo fu ricostruito o riparato anche nel 1522 e 1557.

Nel mezzo alle date citate e ai relativi atti, studiati dagli autori di storia locale, a ricordare a Castelfiorentino la costruzione “de novo” di un ponte in muratura con archi, si trova un’inedita provvisione del comune di Firenze.
È datata aprile 1441 al tempo dei priori delle Arti Luca di Donato di Giunta Michelozzi correggiaio, Simone di Neri rigattiere, Attaviano di Piero Gerini, Bonifazio di Donato Bonifazi aromatario, Giovanni di Silvestro di Tommaso dei Popoleschi, Rustico di Giovanni di ser Nigi di ser Giovanni e del vessillifero di giustizia Daniel di Loisio Canigiani.
Riuniti per deliberare su diverse questioni, i suddetti appaiono ricordati solo per l’ottava provvisione, la sola esemplata (trascritta), riguardante i cittadini deputati “pro costructione ed edificazione pontis p(ositi) super flumen Else iuxta Castrum Florentinum”. Erano “ quatuor cives”, ovvero Giovanni di Domenico Cambi “mercator”, Domenico di Francesco Sapiti, Antonio Apardi dei Ricci e Lapo di Pacino. Ma, essendo Domenico Sapiti stato catturato dai nemici e Antonio occupato negli affari propri “multum impediti”, erano stati surrogati da Antonio di Scarlatto Nuti ritagliatore e da Giannotto di Domenico Attavanti.
Aggiunge la carta che il maestro dell’ospedale di Altopascio, obbligato a fare il ponte a sue spese e a conservarlo, nel 1438 aveva stipulato i capitoli con gli ufficiali e che aveva avuto pure l’approvazione del commissario apostolico (essendo il suo un ordine religioso). Pertanto già dall’anno 1438 gli ufficiali avrebbero dovuto avere a disposizione dai frutti dei beni dell’ospedale 350 fiorini e per i tempi seguenti, fino a perfezionare la costruzione, 250 fiorini all’anno.
In caso di insolvenza e di debiti “liquidi”, i deputati avrebbero avuto la possibilità di esigerli da qualunque debitore di Altopascio fino a farlo gravare personalmente; per i debiti “non liquidi” invece avrebbero dovuto interessare i provveditori della Torre che avrebbero agito di conseguenza.
Le cose erano andate per le lunghe a causa della mancata diligenza o negligenza “contra honorem comunitatis”, come si dice. Al presente, cioè nel 1441, era stata costruita una sola pila del ponte e per l’altra erano stati messi i pali di incastellatura – “pro alia missi sunt palis de chastello pro eius fundatione expedientes”.
Era stata fatta anche una relazione dai ‘nobili uomini’ Bianco di Silvestro di maestro Benvenuto e Giovanni di Rossi Piero Rossi facenti parte del numero dei consiglieri deputati a esaminare la questione e ora si era decisi ad andare avanti.
Si faceva pertanto un ordinamento in obbedienza del quale i quattro cittadini ufficiali del ponte scritti sopra avrebbero dovuto in tutto e per tutto, gestire, amministrare, dichiarare ed eseguire il progetto fino al settembre 1442.
In particolare gli stessi avrebbero dovuto far fondare entro al presente mese di settembre “aliam pilam in medio fluminis Else et duas pilas videlicet a quolib. capite seu latere pontis unam que dicuntur le Costie del Ponte dal lato et super pilas tam fundatas quam fundandas mutare fecisse super planum aque fluminis Else usque ad illam altitudinem locorum in quo ubi debetur arcus pontis de novo murand. incipere ut volvantur".
Successivamente, entro il settembre 1442, si dovevano far murare gli archi con le pile e altre cose annesse.
In caso di inosservanza delle disposizioni sui lavori da fare nel 1441 si sarebbe applicata una pena di cento fiorini d’oro. Qualora si fosse verificato anche il mancato pagamento dei 250 fiorini da parte dell’ospedale di Altopascio, si sarebbe inviata una dichiarazione ai provveditori della Torre.
Messa ai voti nel consiglio, l’ottava provvisione fu approvata con 142 fave nere “pro sic” e 47 fave bianche “pro non”.
Due giorni dopo, nella seconda votazione, ottenne 120 fave nere per il sì e 25 fave bianche per il no.
Testimoni all’atto furono Antonio di Puccio, Nanni di Iacopo, Francesco di Silvestro e Simone “Attanarii”. Notaio rogante fu ser Filippo di ser Ugolino Peruzzi da Firenze “scriba” delle Riformagioni e notaio esemplante ser Michele di Iacopo di Benincasa.

Paola Ircani Menichini, 25 gennaio 2024.
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